Nella giornata del 1° ottobre 2013 il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha decretato nel suo rapporto che l’Italia si trova nell’anno “peggiore della sua storia economica dal secondo Dopoguerra”, e che, nonostante il 2013 “possa intercettare il punto di svolta del ciclo economico”, la misura della crisi attraversata è data dai numeri che riguardano gli anni che lo precedono.
I principali indicatori che attestato tale situazione di instabilità riguardano:
- L’alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e principalmente concentrata al Sud;
- Il carattere, purtroppo, strutturale di tale disoccupazione;
- L’invecchiamento della popolazione attiva (causato anche dalla Riforma Fornero) che si ripercuote sul turn over del circuito produttivo;
- La conseguente difficoltà dei giovani ad entrare (e rimanere) nel mercato del lavoro, con l’inarrestabile fenomeno dei Neet (not in employment, education or training);
- La crescita dei precari (quasi 3 milioni di persone, tra dipendenti a tempo determinato e parasubordinati, circa il 12,6% dell’occupazione complessiva);
- Il Pil (la contrazione del prodotto cumulata dall’avvio della crisi ha raggiunto l’8%) e le imposte.
Soprattutto in merito a quest’ultimo punto, per il Cnel è ora giunto il momento di incoraggiare l’intesa sindacati-Confindustria “per una politica economica che fronteggi finalmente l’eccessivo carico fiscale che grava sul lavoro e sull’impresa“.