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– di Angelo Beretta – © RIPRODUZIONE RISERVATA

Pensioni: avanti … piano! APe Social, APe Volontaria e APe Aziendale sono le grandi novità in materia pensionistica introdotte dalla legge di bilancio; dovevano essere operative dal 01/05/2017 ma ancora mancano i decreti attuativi.

Vediamo in questo approfondimento cosa sta succedendo.

Lo scorso 18 aprile il Governo aveva approvato la prima stesura del decreto attuativo dell’APe Social inviato al Consiglio di Stato per le proprie valutazioni. Esso era relativo ai lavoratori con almeno 30 anni di anzianità contributiva e 63 anni di età, in stato di disoccupazione a seguito della cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento – individuale o collettivo – dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.

Dai magistrati amministrativi è però arrivato lo stop!

Il Governo dovrà rimettere mano al decreto sull’APe Social per affrontare le seguenti tematiche:

  • Termini per la presentazione della domanda: da posticipare almeno al 31 luglio 2017;
  • Retroattività delle domanda: l’APe Social avrebbe dovuto essere operativa dal 1 maggio 2017 e il Consiglio di Stato difende i lavoratori che non dovranno pagare per i ritardi nell’attuazione delle norme;
  • Revisione dei soggetti che potranno accedere all’APe Social: gli operai agricoli e coloro che non hanno i requisiti per la NASpI e che siano disoccupati da almeno tre mesi non rientrano nelle indicazioni della legge di bilancio. Le soluzioni pertanto sono due, o viene prevista una copertura legislativa ad hoc anche per queste categorie o le stesse dovranno essere escluse dal decreto attuativo.

L’auspicio è che il Governo possa completare velocemente l’iter di approvazione del menzionato decreto attuativo per poi concentrarsi sull’APe Volontaria ma soprattutto sull’APe Aziendale che verosimilmente – almeno a parere di chi scrive – potrebbe rappresentare un interessante strumento nelle mani di aziende e lavoratori per seguire forme condivise di prepensionamento.

Per poter accedere all’APe Volontaria e all’APe Aziendale il lavoratore deve avere maturato almeno 20 anni di anzianità contributiva (10 in meno rispetto ai requisiti per l’APe Social) ed avere almeno 63 anni di età.

Con l’APe Aziendale i lavoratori non dovranno ottenere alcun tipo di finanziamento dalle banche, perché il costo della contribuzione previdenziale necessaria per l’Anticipo Pensionistico (circa il 33% della retribuzione imponibile dell’ultimo anno di lavoro) sarà versato all’INPS direttamente dal datore di lavoro. Aziende e lavoratori potranno pertanto trovare un accordo – anche senza l’intervento sindacale – nell’ambito delle normali procedure di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro che permetterà ai dipendenti di accedere all’APe, massimizzando le somme investite da parte dei datori di lavoro che non saranno assoggettate a ritenuta fiscale.

Come noto, la maggiore difficoltà per l’accompagnamento alla pensione da parte delle aziende stava proprio nel fatto che successivamente alla risoluzione del rapporto di lavoro i contributi (volontari) possono essere versati esclusivamente dal lavoratore. Nell’accordo di risoluzione era pertanto necessario riconoscere un incentivo all’esodo lordo superiore (almeno del 23%) rispetto alle esigenze effettive per la copertura previdenziale. Tutto questo potrà essere superato con l’APe Aziendale.

Continueremo a monitorare la situazione e ad aggiornarvi sugli sviluppi in materia pensionistica e sugli strumenti per il prepensionamento.