ScaricaStampa

L’illecito trattamento dei dati personali può far scattare la sanzione per la “responsabilità d’impresa” fino a oltre 700 mila euro.

Anche i delitti sulla privacy, la frode informatica con sostituzione dell’identità digitale e l’indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito sono entrati a far parte del decalogo dei reati contemplati dal D.Lgs. 231/2001, sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, come previsto dal DL 93/2013 (che contiene le norme sulla violenza in genere, ora all’esame della Camera per la conversione in legge).

L’art. 9 del Decreto, infatti, ha inserito nel reato di frode informatica, aggravato dalla sostituzione dell’identità digitale, l’indebito utilizzo, falsificazione, alterazione e ricettazione di carte di credito o di pagamento, e i delitti (non le contravvenzioni) sulla violazione della privacy previsti dal D.Lgs 196/2007 – e cioè le fattispecie di trattamento illecito dei dati, di falsità nelle dichiarazioni-notificazioni al Garante e di inosservanza dei provvedimenti del Garante – nel catalogo dei reati che fanno scattare la responsabilità degli enti a norma del D.Lgs. 231/2001. Il legislatore ha inteso, così, assecondare il contenuto della relazione III/01/2013 del 22 agosto 2013 con cui la corte di Cassazione ha suggerito di ampliare la tutela dell’identità digitale per aumentare la fiducia dei cittadini nei servizi online e arginare le frodi con furto di identità.